Quando ci si occupa di giovani calciatori, un bravo istruttore deve occuparsi fondamentalmente di due aspetti: quello psicomotorio e quello pedagogico.
In questo articolo concentreremo l’attenzione sul secondo.
Nella crescita individuale di un bambino/ragazzo, gli spunti che si possono trarre nel gioco del calcio sono molteplici e, a mio parere, ruotano tutti intorno al rispetto.
Innanzitutto il rispetto tra compagni: se i compagni si rispettano l’un l’altro l’allenamento sarà caratterizzato dalla serenità, emozione che favorisce l’apprendimento, inoltre i ragazzi si sentiranno liberi di sbagliare, che è l’unico vero modo per imparare, più in particolare per imparare a scegliere.
In secondo luogo il rispetto per se stessi: se una persona si rispetta, avrà la voglia e la forza necessarie per migliorarsi, allenandosi sempre con concentrazione.
Il rispetto per gli addetti ai lavori: rispettare l’allenatore aiuterà l’ascolto, quindi l’apprendimento. Rispettare dirigenti o addetti alle pulizie insegna ai ragazzi ad apprezzare il lavoro di tutti, introducendoli già in giovane età al concetto di squadra.
Il rispetto per gli avversari: rispettare gli avversari è importantissimo, troppo spesso nel calcio giovanile si insegna a vederli come nemici, in tal modo i giocatori faticano ad accettare la sconfitta, non riuscendo ad imparare da essa. A volte riconoscere la forza dell’avversario è l’unico modo per trovare soluzioni (“il mio avversario è più forte di me in quell’aspetto: devo allenarmi per diventare più forte anche io”).
In ultimo, ma non meno importante, il rispetto per l’arbitro: bisogna insegnare fin da piccoli che il rispetto per l’arbitro è fondamentale, anche e soprattutto quando sbaglia. Innanzitutto perché dal lato pratico è inutile protestare, nessun arbitro cambia una decisione per quello, in secondo luogo perché solo riconoscendo anche all’arbitro la possibilità di sbagliare si sarà davvero completato il processo di accettazione dell’errore, proprio o altrui. Fondamentalmente bisogna tenere lontano il sentimento di colpa, che imprigiona l’individuo in processi che inevitabilmente lo riporteranno a sbagliare.
Ogni partita di calcio sarà piena di errori, di imprevisti; errori ed imprevisti che bisogna imparare a superare attraverso il gioco, con l’aiuto dei compagni. Soffermarsi sugli errori, specialmente se ciò avviene durante il gioco, è un modo per creare alibi e distoglie l’attenzione dal momento presente: mentre noi protestiamo per qualcosa la palla ha già ripreso a rotolare, quindi noi stiamo protraendo un errore del passato nel presente, senza che questo porti beneficio a noi o alla nostra squadra.
In conclusione, curando questi aspetti fin dalla giovane età, si può arrivare ad una grandissima crescita intellettuale individuale, giungendo ad una consapevolezza che potrà risultare utile anche fuori dal campo, a qualunque età: imparando ad accettare un imprevisto (che sia un’errata decisione arbitrale, un errore del compagno, un imprevisto dovuto al maltempo, etc..) si impara una cosa impagabile, ovvero che quando la vita ci mette di fronte a qualcosa che non possiamo cambiare, l’unica cosa da fare è continuare a giocare.
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